Quello che gli occhi non vedono

Quando Galilei inventa" l'occhialino per vedere le cose minime" rivoltando in un certo senso l'invenzione del telescopio l'Accademia dei Lincei assegna il nome di microscopio, "microscopium nominare libuit." Siamo nel 1625. Prima e dopo di allora è evidente che vi sono cose che gli occhi non riescono a vedere perché trasparenti o perché troppo vicine o troppo piccole. Il dettaglio che l'occhio sa cogliere non va oltre quel decimo di millimetro del righello scolastico. Quando avete capito che c'era qualcosa di invisbile agli occhi? In questo racconto vedremo come con un pezzo di vetro e la luce dell'arcobaleno si possano dotare i nostri occhi di super vista, addirittura oltre ai limiti imposti dalla fisica, oltre la famosa legge di Abbe nell'intuizione degli anni 50 di Giuliano Toraldo di Francia fino al Nobel recente sulla super risoluzione ottica. Navigheremo tra DNA e proteine per proiettarci in un nuovo paradigma della microscopia aggiungendo nuovi ingredienti. Ho visto cose che non immaginavo di poter vedere. Ci troviamo nell'Aleph di Borges senza dover scendere 19 gradini, mettevi comodi e "indossate" il microscopio. Abbiamo nuove "carte da decifrare" per studiare le malattie che affliggono gli esseri umani dalle infezioni al cancro fino alle patologie neurodegenerative.

Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutt’e due gli occhiali da sole. Vai!
Dan Aykroyd a John Belushi
Blues Brothers, 1980

Durata

50 minuti