Luce aggrovigliata e non località

  • Sala Conferenze del Museo di S. Agostino, Piazza di Sarzano 35r

Relatori

Nino Zanghì
Università degli Studi di Genova

Dettagli

L'esperienza quotidiana ci mostra che due oggetti differenti sono due entità distinte, possiamo sempre descrivere cosa fa un oggetto senza preoccuparsi di come si stia comportando il secondo.

Questo punto di vista non è più vero quando si entra nel mondo delle particelle elementari descritto dalla meccanica quantistica: esiste la possibilità che quello che facciamo su una di esse determini il comportamento dell'altra particella. La cosa strana è che, nonostante Einstein ci abbia insegnato che non si possano inviare segnali a velocità più grandi della Luce, questo effetto sembra essere istantaneo quindi anche per particelle molto distanti fra loro. Questo fatto è stato dimostrato nel 1964 da John Stewart Bell e negli ultimi decenni è stato oggetto di ampie analisi sperimentali, discussioni e sviluppi da parte di fisici e filosofi della scienza. Il fotone, il quanto della Luce, è tra le particelle elementari quella più studiata da questo punto di vista.

Le predizioni della teoria quantistica per interazioni tra fotoni distanti sono state confermate in modo convincente in un famoso esperimento fatto nel 1982 e da allora sono state confermate molte altre volte in maniera ancora più convincente. Questa proprietà sorprendente del mondo quantistico è a tutt'oggi al centro di molte ricerche teoriche e sperimentali con l'obiettivo di sfruttarne le potenzialità in campi come la crittografia quantistica (invio di segnali che non possano essere spiati) e per il computer quantistico (computer velocissimi per una classe di problemi che richiederebbero secoli per la soluzione con gli attuali computer).